Mani
Máni, nella mitologia norrena, è il dio che guida il carro che trasporta la Luna, in contrapposizione alla sorella Sól che guidava il carro solare.
La leggenda narra che, poiché la sorella era stata data in sposa all'uomo chiamato Glenr, gli dèi si adirarono, costringendo i due fratelli a condurre rispettivamente i cavalli che trainano il Sole e la Luna per l'eternità. Due lupi inseguono i due fratelli, e quello che segue Máni è Hati, un lupo che anticamente era tutt'uno con un altro animale della stessa specie: Mánagarmr (letteralmente "cane della luna") che con lui condivide il suo destino di divorare Máni.
Máni ha due servitori, Bil e Hjúki, che porta con sé, come descrive accuratamente il Gylfaginning, la prima parte dell'Edda in prosa di Snorri Sturluson:
« Hár disse: «Un uomo che si chiamava Mundilfœri ebbe due figli. Essi erano così belli e gentili che egli chiamò suo figlio Máni e sua figlia Sól e diede questa in sposa a quell'uomo che si chiamava Glenr. Ma gli dèi si adirarono per questa insolenza, presero i due fratelli e li posero in cielo, costringendo Sól a cavalcare quei cavalli che tirano il carro del sole, che gli dèi avevano creato per illuminare il mondo con quella favilla che era sfuggita dal Múspellsheim. Quei cavalli si chiamano Árvakr e Alsviðr, sotto le cui spalle gli dèi hanno messo due otri di vento per rinfrescarli, che in qualche cronaca sono dette ísarnkol. Máni dirige il corso della luna e governa le sue fasi. Egli prese dalla terra due fanciulli, chiamati Bil e Hjúki, mentre si allontanavano dalla fonte chiamata Byrgir e portavano sulle loro spalle il secchio chiamato Sægr e il bastone Simul. Viðfinnr si chiama il loro padre. Questi fanciulli seguono Máni, come si può vedere dalla terra.»
La leggenda narra che, poiché la sorella era stata data in sposa all'uomo chiamato Glenr, gli dèi si adirarono, costringendo i due fratelli a condurre rispettivamente i cavalli che trainano il Sole e la Luna per l'eternità. Due lupi inseguono i due fratelli, e quello che segue Máni è Hati, un lupo che anticamente era tutt'uno con un altro animale della stessa specie: Mánagarmr (letteralmente "cane della luna") che con lui condivide il suo destino di divorare Máni.
Máni ha due servitori, Bil e Hjúki, che porta con sé, come descrive accuratamente il Gylfaginning, la prima parte dell'Edda in prosa di Snorri Sturluson:
« Hár disse: «Un uomo che si chiamava Mundilfœri ebbe due figli. Essi erano così belli e gentili che egli chiamò suo figlio Máni e sua figlia Sól e diede questa in sposa a quell'uomo che si chiamava Glenr. Ma gli dèi si adirarono per questa insolenza, presero i due fratelli e li posero in cielo, costringendo Sól a cavalcare quei cavalli che tirano il carro del sole, che gli dèi avevano creato per illuminare il mondo con quella favilla che era sfuggita dal Múspellsheim. Quei cavalli si chiamano Árvakr e Alsviðr, sotto le cui spalle gli dèi hanno messo due otri di vento per rinfrescarli, che in qualche cronaca sono dette ísarnkol. Máni dirige il corso della luna e governa le sue fasi. Egli prese dalla terra due fanciulli, chiamati Bil e Hjúki, mentre si allontanavano dalla fonte chiamata Byrgir e portavano sulle loro spalle il secchio chiamato Sægr e il bastone Simul. Viðfinnr si chiama il loro padre. Questi fanciulli seguono Máni, come si può vedere dalla terra.»